Sezione 7: Le Vittime Civili
I protagonisti di ogni guerra sono i civili. Sono gli inermi quelli che soffrono di più per la guerra, che subiscono i danni maggiori. L'Italia del 1943-1945 è stata un unico grande campo di battaglia. Il suo territorio, da Pantelleria a Bolzano, è stato attraversato integralmente dal conflitto, e la sua popolazione ha vissuto costantemente sotto la paura dei bombardamenti, delle deportazioni e dei saccheggi. Nella fase della guerra fascista, dal giugno 1940 al settembre 1943, la popolazione civile ha dovuto sopportare principalmente i bombardamenti aerei, che continuano anche dopo la firma dell'Armistizio. Le grandi città del meridione, che rientrano nel raggio di azione dei bombardieri alleati, vengono colpite senza pietà e le vittime sono migliaia.
Ma è con l'occupazione tedesca e lo scoppio della guerra civile che il dramma coinvolge chiunque: le metropoli, i piccoli paesi, le campagne, ovunque la guerra esige il suo tributo di sangue e di sofferenza. Nell'autunno del 1943 sono le popolazioni del sud a subire la violenza delle truppe tedesche. Dietro la linea del fronte o durante la ritirata la Wehrmacht scatena una vera e propria guerra contro i civili saccheggiando, deportando e uccidendo in maniera indiscriminata allo scopo di lasciare "terra bruciata" agli Alleati. Ma la sofferenza della popolazione civile non si arresta con la liberazione. In Ciociaria, ad esempio, le truppe del corpo di spedizione francese si abbandonano a stupri di massa che coinvolgono un numero imprecisato di donne.
La stabilizzazione del fronte lungo la linea Gustav non arresta le violenze. Dietro il fronte i civili sono costretti dalle forze armate tedesche a lavori forzati per la costruzione di trincee o la manutenzione di ponti e strade. I territori dichiarati zona di guerra sono fatti sgomberare dai tedeschi, e le popolazioni sono costrette ad abbandonare le loro case e trovare degli alloggi di fortuna. A volte invece interi paesi rimangono intrappolati tra le linee e i loro abitanti costretti a vivere in grotte. Con la primavera del 1944 la lotta tra fascisti, tedeschi e partigiani si intensifica, e con essa i rastrellamenti e le rappresaglie. A seguito del crollo della Gustav, nel maggio del 1944, le truppe tedesche si ritirano e ancora una volta applicano la tattica della terra bruciata, devastando i territori attraversati.
E' "l'estate di sangue" che colpisce soprattutto la Toscana. Gli ultimi mesi, alle spalle della Linea Gotica, sono contrassegnati da un incrudelire della guerra civile, e da un costante imbarbarimento della lotta. Le grandi città, oltre a subire i continui bombardamenti alleati, sono vessate dalle "bande" fasciste e dalle SS, che reprimono la Resistenza e vanno a caccia di ebrei e di renitenti alla leva, utilizzando i metodi più barbari, come la tortura e le impiccagioni pubbliche. Una violenza che prosegue fino ai giorni della liberazione, con le cosiddette "stragi di ritirata" che colpiscono civili che pensano di essere già liberi, e anche oltre, sia per gli scontri tra elementi fascisti sbandati e partigiani in azione di rastrellamento, sia per le azioni di giustizia sommaria contro gli esponenti fascisti nell'estate del 1945.